Ambiente di vendita

In Italia vince il sottocosto

2017

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Il 70% del mercato alimentare italiano è nelle mani della grande distribuzione organizzata. Di conseguenza, è il canale piu importante e, a volte, l’unico, per i produttori agricoli ed industriali.

Il settore della gdo può essere ulteriormente diviso nelle seguenti categorie: gli ipermercati, con una superficie di almeno 2.500 m²; i classici supermercati tra i 400 e i 2.500 m²; e per finire, le superette, spazi commerciali che non superano i 400 m².

Le catene della grande distribuzione italiana hanno innescato una corsa al basso costo. Coop il primo gruppo in Italia annuncia "Qualità e convenienza"; Conad, la seconda per fatturato, promuove lo slogan "Prezzi bassi e fissi"; Carrefour non è da meno con il suo "Sotto e freschi" facendo riferimento al prezzo di carne e pesce. Nella gdo italiana il nuovo focus delle strategie marketing è l’abbassamento dei prezzi di retail.

Questa strategia si fonda interamente sul fatto che il consumatore non si interroga su come sia possibile acquistare qualcosa ad un prezzo cosí ridotto da non coprire nemmeno i costi di produzione.

La concorrenza italiana nel settore alimentare si fa sempre più aspra e difficile. Oggi non si hanno vie di mezzo, i consumatori si dividono tra spazi commerciali di discount apposti alla fascia gourmet. I retailer che si posizionano nel mezzo, tentando di soddisfare entrambi i target, rischiano di fallire perché non hanno una posizione definita nel mercato.

Nel periodo di crisi la maggior parte delle grandi catene nella gdo applicano un taglio ai prezzi. Questa strategia, infatti, è ritenuta la più efficace per mantenere le vendite stabili in un periodo di crisi. Nonostante ciò, i risultati a lungo termine sono incerti.

Sandro Castaldo, docente di evoluzione del commercio, afferma che la corsa al sottocosto ha creato una nuova tipologia di clienti formata da consumatori nomadi. Con questa denominazione si intende un consumatore opportunistico che non dimostra nessuna sorta di lealtá verso un retail specifico, bensì va a caccia della migliore offerta da un punto vendita all’altro. Di conseguenza, non esiste più quel legame emotivo che si stabiliva tra il cliente ed il retai di fiducia che era la base per un successo a lungo termine.

Una alternetiva efficace al basso costo per far fronte alla crisi, è conoscere meglio il proprio consumatore. Con l’utilizzo di tecnologie Retail Intelligence specifiche per gli spazi commerciali, i retailers sarebbero in grado di ottimizzare le proprie risorse e migliorare le proprie performance. Infatti, monitorando i comportamento dei clienti all’interno del punto vendita é possibile dedurre le sue abitudini e preferenze in modo tale da applicare strategie puntuali che danno risultati reali e a lungo termine, al contrario dell’instabilitá di un modello mirato al taglio dei prezzi di vendita.