Ambiente di vendita

Il concetto di “shopping experience” salverà il mondo della vendita al dettaglio?

2017

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L’esperienza di compera è oggi considerata un mezzo molto potente per attrarre clienti: offrire una shopping experience gratificante può regalare emozioni uniche ed fare entrare il brand nel cuore del consumatore, ed, allo stesso tempo, frenare la crescita dello shopping online.

Per mettere in atto questa esperienza, sono necessari sforzi e investimenti da parte degli imprenditori: varrà davvero la pena? In questo articolo, cercheremo di rispondere a questa domanda.

Il professore di marketing di Wharton, Peter Fader, osserva che, competere per creare punti vendita sempre più stimolanti potrebbe portare ad una “corsa agli armamentiâ€, molto simile al modo in cui i rivenditori online hanno lottato fra di loro per ridurre i costi di spedizione e hanno sostanzialmente addestrato i clienti a pretendere la spedizione gratuita.

Inoltre, è facile per le aziende copiare modelli di innovazione l’uno all’altro, rischiando la ripetitività.

Inoltre, afferma il Prof. Fader, per molte delle cose che acquistiamo, non stiamo cercando veramente delle esperienze divertenti e coinvolgenti. Se un cliente sta acquistando biancheria intima o sapone per i piatti, probabilmente vuole uscire dal negozio il più velocemente possibile.

Infatti, il Prof. Fader caratterizza molte delle iniziative che i rivenditori di punti vendita fisici offrono come una semplice “ridistribuzione delle sedie a sdraio sul Titanicâ€.

Pur riconoscendo che la creazione di esperienze in-store ha un ruolo fondamentale nel marketing, il Prof. Fader ritiene che sia una strategia migliore per i commercianti concentrarsi sui data e sulle analisi: studiare a fondo la personalità del cliente del brand. In sostanza, l’idea è di trattare i diversi acquirenti in modo personalizzato e di risolvere problemi importanti sul posto, piuttosto che cercare il benessere della totalità dei clienti.

Eppure gli studi dicono che molti rivenditori sono ancora avversi al rischio, temono i BigData e non sono convinti di poter migliorare i propri ingressi.

Tutti possono comprare uno specchio magico, ma pochi sanno cosa succede davvero nella testa di un cliente – conclude il Professore.

Fonte: http://www.retailwire.com